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Marco Gavinelli Burachin - Il Sogno

Con queste righe siamo al bandolo di una matassa che francamente non so quanto sia lunga e dove ci possa portare.
Ringrazio gli amici dell'associazione culturale Marco Gavinelli Burachin, per avermi dato l'opportunità di proporvi questa iniziativa.
Vi chiedo solo un po' di pazienza e di arrivare alla fine di questa pagina.


Diciamo che il mio inizio è questo.
Ho conosciuto Marco il giorno dopo che gli era stato diagnosticato il male che alla fine, per il momento, se lo sarebbe portato via.
Ho conosciuto Marco il giorno prima che, con lucida serenità, si mettesse a pianificare quello che all'epoca non aveva neanche un nome ma solo un'intuizione e un desiderio frutto della sua purezza d'animo.

Una sera mentre ero in ufficio mi colse un malore. Portato d'urgenza all'ospedale Sacco di Milano venni ricoverato in neuorologia, stanza 5.
Lì vidi Marco. Per entrambi scatto quel deja vu, quella sensazione del "ma ci siamo già visti prima...". A tutti è capitato almeno una volta nella vita.
Scartando tutte le possibili combinazioni concludemmo semplicemente che non ci eravamo mai visti prima. Invece non era così.
Lui e mia moglie si erano conosciuti alcuni anni prima, aiutando indirettamente in un momento di bisogno una comune amica.
Quindi ci trovammo in una situazione molto curiosa. Lui aveva conosciuto mia moglie prima che la conoscessi io. E anni dopo a noi due sembrava che ci conoscessimo.

Nei mesi successivi io gradatamente mi ripresi. Mantenemmo i contatti per telefono. Lo andai a trovare quando venne operato a Novara. Per un momento quando lo vidi pensai che ce la potesse fare. Era euforico, ridemmo, parlammo per un po'.
Mi chiese di mia moglie e del nostro bambino, Alberto, appena nato.
Ci salutammo con calore, ma quando uscii dal padiglione ancora in ospedale, ebbi la certezza che non lo avrei mai più rivisto.
Ritornai sui miei passi e lo cercai ancora nella sua stanza. Non c'era più. Era andato a fare un esame.
Non rividi e non sentii più Marco.

Cosa mi rimane di lui? il suo numero di telefono sul mio cellulare. Non ho mai voluto cancellarlo a differenza di altri amici scomparsi e non so perché. Il ricordo delle chiacchierate che duravano giorno e notte seduti sul letto d'ospedale. Il ricordo della sua figura intenta a scrivere, china sul letto, alla luce di una debole pila. Intento a scrivere il suo sogno, nel quale adesso anche mio figlio vive.

Tutti voi che leggete queste righe siete all'interno di quel sogno. Siete parte di quello che forse lui chiamava carma.
Certamente voi siete stati toccati da qualcosa che in questi tempi di poltiglia valoriale e comportamentale non è così comune.
La bontà e la generosità di Marco sono sicuro che hanno sorpreso alcuni e commosso molti. Alcuni, i suoi amici più cari adesso devono portare il "peso" di quell'amicizia nella gestione e conduzione del suo sogno attraverso l'associazione. Peso però alleviato dalla consapevolezza di far parte di un grande progetto.
Tutti i bambini nominati "...anche quelli che ho conosciuto soltanto attraverso il viso dei loro genitori...". E tutti i genitori fanno parte di quel sogno di quel progetto.
Mentre ne parlavamo in ospedale, l'idea di aiutare i figli dei suoi amici era ancora un magna primordiale. Adesso i contorni sono ben definiti.
Ricchi e poveri, termine desueto, ma che pone tutti noi suoi amici nella stessa condizione. In futuro, e qui immagino, lezioni di musica, corsi di lingue, corsi di disegno e lascio a voi continuare, avremo la possibilità di aver dato ai nostri figli una parte del suo sogno per il loro accrescimento. Cosa alla quale lui voleva arrivare come lascito ultraterreno.
Tra le righe del suo sogno vedo anche la sua voglia di fare "rete". Lui ha lanciato il sasso, tocca a tutti noi dare seguito e continuità al sogno.

Quindi mi rivolgo a voi genitori dei figli a cui Marco tanto ha lasciato, facciamo anche noi un piccolo passo nella direzione che ci ha indicato. Mi rivolgo anche a tutti quelli che sono solo suoi amici e già hanno contribuito a ricordarlo attraverso un toccante concerto.
L'idea è che il lascito spirituale possa trasformarsi in qualcosa di materiale e che in qualche modo trascenda l'originale pensiero iniziale di Marco. Senza toccare la forza immaginifica e filosofica del concetto. Senza intaccarne le risorse finanziarie.
Propongo a tutti voi di regalare ad un bambino/a, attraverso un progetto di sostegno a distanza l'estensione del suo amore per i nostri figli, contribuendo tutti noi con una quota quasi simbolica di 5€ all'anno.

Per aderire contattatemi alla mail (massimo.idda@alice.it,) inviandomi anche nome ed età di vostro/i figlio. Per far giungere il vostro contributo spedire un bonifico bancario sul conto corrente di Mulinelli di Sabbia onlus, (vedi pagina donazioni), specificando nella causale    "Per Marco".
Se ne siete in condizione o lo desiderate, potete aumentare il contributo a vostro piacimento, così che nell'insieme i bambini possano diventare 2 o anche di più.

Troverete sul sito tutte le informazioni sulle nostre iniziative verso il sostegno a distanza.

 

 




Marco Gavinelli

Associazione
Marco Gavinelli Burachin


I bimbi del suo sogno


Il regalo dei suoi bimbi
al suo sogno